Marta Allegri, Giorgia Fincato, Stefano Mario Zatti - Opening giovedì 16.03.17 dalle 19.00 alle 21.30 Presentazione ore 19.30
Marta Allegri, Giorgia Fincato e Stefano Mario Zatti offriranno un’ampia ricognizione sul territorio, inteso come spazio fortemente connotato dal punto di vista culturale.
L’insistenza è la carica espressiva dei tre artisti. Una dolce insistenza.
Insistere etimologicamente significa “stare fermi”, sino al conseguimento dell’intento.
Tre anni sulla pietra indica proprio questo stare. È un titolo figurativo, in contrasto con l’astrazione del lavoro dei tre autori, che si rifà ad un’antica storia orientale.
«Cifra comune – spiega Elena Dal Molin – è una dolce insistenza che si fa bellezza.
Marta insiste nel recuperare pezzi di costruzioni abbandonate, addirittura sommersi dalla terra e dalle macerie, e con essi crea trame preziose. Giorgia è dal 2007 che mi affascina con la sua linea e, in questi dieci anni, il lavoro è completamente cambiato, tanto che non riesco ancora a trovarne inizio e fine. Stefano, invece, pone interrogativi sulla vita e sul sogno, citando nelle sue incisioni anche Fibonacci e ripetendo il gesto centinaia di migliaia di volte».
Per Atipografia, Marta Allegri, ha realizzato un’installazione site-specific – “sottoterra” – che comprende oltre cento pezzi, ispirata ad una portafinestra semidistrutta di un’officina abbandonata. Le reti a maglia esagonali, provenienti dalla discarica dell’ex colonia di Borca di Cadore, intrappolano frammenti di vetro raccolti durante i lavori di “cura” della terra intorno alla sua abitazione, che brillano grazie alla luce che filtra dalla finestra. È nato così un archivio fotografico, costituito soprattutto da finestre di fienili e case rurali intorno a Cavarzere (VE). Da questo materiale ha preso forma un’ulteriore installazione dedicata ai luoghi abbandonati, oggetto di libretti fotografici a tiratura limitata.
Stefano Mario Zatti mappa i luoghi che attraversa, siano essi ambientali, interiori, familiari, nascosti o ideali, tentando di restituire un senso alla nostra esistenza. “Esodo celeste” è un’opera che si ispira ad una fiaba siriana secondo cui i morti diventano stelle.
Zatti sta eseguendo, quindi, con una lama sottile, oltre 400 mila fori su un cartoncino nero retroilluminato contando sulle dita le vittime della guerra siriana. Il dittico “Sindone”, parte di un ciclo di più lavori, coniuga esperienza, fotografia e memoria. Esplorando luoghi appartati della montagna veneta, l’artista lascia un lenzuolo avvolto ad un sasso per mesi o anni, poi lo recupera. Il tessuto si impregna degli umori dell’acqua, della terra e della pietra, risvegliando l’olfatto e trattenendo traccia di ciò che ha coperto.
Giorgia Fincato espone una selezione di opere a china su carta. Scritture emotive, mappe della memoria rappresentate da una linea continua che si sviluppa su più piani prospettici. L’artista partecipa al progetto anche con l’installazione “Continua a cercarmi che arrossisco”, collezione di pezzi di ruggine trovati dal 2015 nel corso di lunghe passeggiate.
Tutti gli artisti hanno, inoltre, progettato un intervento site-specific per gli antichi cassetti della tipografia, invitando il visitatore a toccare con mano la loro ricerca, facendo scorrere i cassetti e scoperchiando vani inesplorati della memoria.
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