Il tema del tunnel, inteso come vortice in cui tutto avviene dopo e prima l’entrata e l'uscita, simbolo delle infinite possibilità dei significati, viene sviluppato attraverso un ricco percorso espositivo fino a creare una vera e propria mappatura, che trova la sua valenza infinita e nascosta nell'intimità dello spettatore.
Tunnel City: in apparenza, una figura retorica, un ossimoro, che ammicca ad una realtà in cui gli opposti si tollerano a vicenda e, anzi, hanno bisogno l’uno dell’altro. Potrebbero essere le viscere buie del pensiero e la loro emersione verso la chiarezza, la sedimentazione ideativa e il passaggio verso l’azione. Solo che si tratta sempre di uno spazio di frontiera, di una linea di transito. Se guardiamo le gabbie di Without a real limit, facciamo esperienza di una prigionia, ma gli specchi messi sul fondo tolgono ogni dimensione apparente e introducono una distanza che è misurabile solo dall’immaginazione. Ma soprattutto portano il fuori ad essere presente nel dentro, l’osservatore a far parte dell’opera. Se invece spostiamo la nostra attenzione sulle tele fatte di frecce che vorticosamente si flettono, si spezzano, si arrestano, ricominciano, abbiamo la sensazione di essere davanti all’avventura di linee che sembrano muoversi alla cieca, come stelle filanti e riccioli di schiuma. In realtà sono equilibratissime, calcolate, insieme protese e tese.
STEFANO MARIO ZATTI LA FORMA DELLE PAROLE A cura di Robert Phillips e Matilde Nuzzo
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